Così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d’Israele:

Cambiate le vostre vie e le vostre opere, e io vi farò abitare in questo luogo. 

Non ponete la vostra fiducia in parole false, dicendo: “Questo è il tempio del SIGNORE, il tempio del SIGNORE, il tempio del SIGNORE!”
Ma se cambiate veramente le vostre vie e le vostre opere, se praticate sul serio la giustizia gli uni verso gli altri, se non opprimete lo straniero, l’orfano e la vedova, se non spargete sangue innocente in questo luogo, e non andate per vostra sciagura dietro ad altri dèi, io allora vi farò abitare in questo luogo, nel paese che allora diedi ai vostri padri per sempre. Ecco, voi mettete la vostra fiducia in parole false, che non giovano a nulla. «”Voi rubate, uccidete, commettete adulteri, giurate il falso, offrite profumi a Baal, andate dietro ad altri dèi che prima non conoscevate, e poi venite a presentarvi davanti a me, in questa casa sulla quale è invocato il mio nome. Voi dite: «Siamo salvi!» Perciò commettete tutte queste abominazioni. È forse, agli occhi vostri, una spelonca di ladri questa casa sulla quale è invocato il mio nome? Ecco, tutto questo io l’ho visto, dice il SIGNORE. (Geremia 7:3-11)

 

Quando leggo versi come questi mi rendo conto che l’uomo non cambia mai.
Conosco infatti molte persone che hanno un modo di comportarsi molto simile ai concittadini di Geremia, a Gerusalemme nel sesto secolo a.c.
Ciò che Geremia cercava di fare capire ai propri concittadini era che non serviva a nulla recarsi al tempio pensando di essere salvi, ovvero al sicuro, compiendo dei gesti meccanici che non erano accompagnati da vero pentimento! Egli li sfidò a cambiare piuttosto il loro modo di comportarsi, nella loro vita di tutti i giorni, smettendola di ingannare il prossimo, di opprimere le persone più deboli della società, di tenere i piedi in due scarpe servendo altri dei e poi presentandosi al tempio come se niente fosse.
Che senso aveva rubare, uccidere, commettere adulterio, giurare il falso, offrire profumi a Baal, andate dietro ad altri dèi, e poi presentarsi al tempio, il luogo in cui Dio aveva garantito la sua presenza, dicendo: «Siamo salvi!?»

Tanti, oggi come allora, sono convinti di poter avere un rapporto con Dio cercando di “accontentarlo” con degli atti meccanici. L’idea è quella di poter vivere come si vuole, fare tutto ciò che passa per la mente, qualunque tipo di peccato, non avendo alcun rispetto per il prossimo e per Dio, purché ogni tanto ci si ricordi di recarsi in qualche luogo particolare, magari una chiesa, fare una donazione, compiere qualche gesto religioso con una certa formalità, per poi tornare agli affari propri fino alla prossima volta.

Una religione di questo tipo è basata sulle superstizione e può stare in piedi senza che ci sia un rapporto personale con Dio. Ci si comporta con Dio come se egli fosse manipolabile dai nostri formali atti religiosi.
Ma Dio odiava l’ipocrisia ai tempi di Geremia e non possiamo pensare che la tolleri oggi.
Non possiamo aspettarci protezione da Dio e sicurezza solo perché abbiamo compiuto dei gesti religiosi o ci siamo legati a luoghi particolari. Dio vuole che cambiamo il nostro modo di agire, che lo onoriamo nei fatti e non solo nelle parole; vuole trasformarci interiormente, vuole che il nostro cuore cambi, vuole che siamo nuove creature.
Come? Confessando e pentendoci. Chiedendo a Cristo di entrare nella nostra vita.
Se non passiamo attraverso questa trasformazione, tutti i nostri gesti religiosi saranno solo un tanfo maleodorante alle narici di Dio.